IN MEMORIA di Tullio Catalano (1944-1999)
e dell’Ufficio per l'Immaginazione Preventiva (1973-1980)
- Ho conosciuto Tullio sui banchi del Liceo Classico “Pilo Albertelli” di Roma, nel 1962. In quel periodo egli abitava con i genitori e l’unico fratello (architetto) in via Oropa zona Montagnola. La casa aveva un lungo corridoio con due stanze-studio da un lato e due stanze-studio dall’altro lato: erano i quattro studi degli abitanti, pittore figurativo il padre, professoressa di italiano e poetessa la madre, esperto di hi-fi il fratello (in quel periodo aveva uno stupendo impianto con un pre ed un finale McIntosh classici: neri con le luci verdi che pilotavano due casse acustiche angolari autocostruite con due woofers Tannoy, un suono stupendo che mi colpì e fu l’inizio della mia passione per l’Hi-FiStereo). La quarta stanza era lo studio di Tullio, piena di colori, quadri non rifiniti, collage, oggetti, libri, tutta la stanza era una sola opera d’arte.
Io mi interessavo di filosofia e di scrittura creativa (la chiamo così e non letteratura perché non avevo alcun interesse per la scrittura prolissa banale e noiosa della saggistica non creativa e del romanzo naturalistico). Dopo qualche anno anche la fotografia entrò tra i miei interessi primari.
Tullio era interessato all’arte in ogni sua forma, atteggiamento che egli sintetizzò negli anni seguenti in “Arte come arte come critica”. Allegro, ironico, rassegnato ma testardo, intelligente e (o ma) affettuoso, non interessato al mercato ed al successo, ma entusiasta della comunicazione. Il suo stile difficile evidenzia il suo desiderio di voler portare contenuti complessi alla superficie, e non il desiderio di voler conquistare il consenso: mai ha voluto conquistare il consenso ma ha sempre cercato di rimestare in quel buio oscuro dell’inconscio. Come diceva Freud, un inconscio pieno di icone concrete e astratte ed anche icone dell’inconscio culturale che si mescolavano e si confondevano in un caos non catalogabile.
Sui banchi di scuola manifestava la sua vitalità e la sua anarchia anche mormorando “oh when the saints go marching in” e tamburellando sul banco durante le lezioni; a volte ciò provocava la reazione del professore.
Negli anni successivi alla scuola iniziammo a frequentare le mostre degli artisti più innovativi come Alberto Burri ed Emilio Vedova, ed a frequentare artisti quali Pascali, Lombardo, Kounellis, Emilio Villa.
Nel 1969 Catalano incontra Gianni Fileccia che aveva aperto a Roma la galleria GAP in via Monserrato insieme ad Adriana Miccolis: da lì Tullio inizia una avventura artistica che con la galleria copre tutti gli anni ’70; organizza mostre, Joseph Kosuth ed altri; sempre in quegli anni progettiamo insieme (l’idea è sua, le didascalie sono mie, le implicazioni politico-sociali di Benveduti) un’entità artistica denominata Ufficio per L’Immaginazione Preventiva di C. Maurizio Benveduti, Tullio Catalano e Franco Falasca
- 18/02/1973: a seguito dell’Ufficio Consigli per Azioni s.r.l. si comunica la costituzione di un Ufficio per l’Immaginazione Preventiva suddiviso a tutt’oggi nelle seguenti sezioni: 1) Tullio Catalano (sezione per lo sviluppo e la futura saturazione dell’immaginazione analitica) ; 2) Franco Falasca (sezione per i rapporti tra l’immaginazione liberatoria e l’immaginazione repressiva con riferimento alle emozioni) ; 3) Carlo Maurizio Benveduti (sezione per i rapporti tra l’immaginazione liberatoria e l’immaginazione repressiva con riferimento ai significati) ; 4) Giancarlo Croce (sezione per l’immaginazione nuova).
Con questa denominazione io, Tullio e Maurizio abbiamo realizzato una serie di mostre (compresa la partecipazione alla Biennale di Venezia 1976) nelle quali la progettazione individuale e quella collettiva si incrociavano ed entrambe implicavano una nozione di comunismo e riflessioni non individualistiche che hanno attraversate illese questi anni.
L’altro rappresentante del gruppo, Giancarlo Croce, con lo sguardo rivolto alla cultura orientale ed alternativa, elaborava opere che risentivano sì del clima collettivo ma che egli firmava individualmente e che avevano a che fare con il soggetto artista e le sue proiezioni nell’immaginario.
Questa collaborazione a tre è durata fino al 1980, anno in cui ognuno di noi ha seguito una propria strada.
Altri artisti in quegli anni hanno partecipato alle nostre rassegne ed iniziative editoriali, e noi di rimando alle loro, ma – contrariamente a come scrivono taluni in modo fraudolento – l’Ufficio per la Immaginazione Preventiva è stato fondato in quella occasione, e da quei quattro artisti. Adesioni postume, dopo il successo dell’iniziativa, sono frutto di falsificazione storica.
Catalano, sia prima di queste iniziative, che dopo, ha continuato una sua ostinata produzione pittorica, in parte astratta ed in parte con tecniche di collage e fotografia abbinate, opere alcune delle quali sono in collezioni private, altre sono state smarrite, altre sono state distrutte. (F.F.)
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Franco Falasca nel 1973
Nell’estate del 2007, in occasione di una rassegna curata da Gabriele di Pietro in ricordo di Tullio Catalano e Gianni Fileccia, Franco Falasca ha ritenuto necessario riaffermare che l'Ufficio per l'Immaginazione Preventiva venne fondato esclusivamente da quattro artisti (Catalano, Falasca, Benveduti e Croce), e puntualizzare che la loro collaborazione era terminata nell’anno 1980, dopo il quale ognuno ha ripreso o seguito una propria strada. Così, poiché nell'ambito di tale rassegna veniva esposta l’ultima opera di pittura eseguita da Catalano poco prima della sua morte, Falasca ha potuto concludere il commosso ricordo dicendo che l’amico, sia prima che dopo le iniziative degli Uffici, aveva "continuato una sua ostinata produzione pittorica” e, per l'occasione, prenderla letteralmente a martellate.
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